SELINA in mille parole

 

 

Viveva nei sogni del bimbo, che lui dormisse o che ad occhi aperti osservasse il mondo disincantato. Era sua, solo sua. Correva nei suoi pensieri anche se faceva male, molto male.

Spesso anche i pensieri fanno male per quanto siano i pensieri di un bimbo. Ma comunque Lei viveva per il cuore del piccolo viveva e anche se a lui questo faceva male lo rendeva felice.

Se non avesse avuto i suoi sogni non avrebbe avuto nulla e se non avesse potuto correre nei suoi sogni non avrebbe mai corso.

A lui faceva male ma correva. L’aveva chiamata una notte senza riposo, una di quelle notti quando un bimbo cresce troppo in fretta nei suoi affanni, una notte senza sonno in un continuo svegliarsi di sensazioni e di angosce lui l’aveva chiamata. Selina. Piccola Luna. Ella mai avrebbe creduto di nascere nei sogni di un bimbo e per quanto nessuno decida mai dove e come nascere non le importava nulla, Lei non aveva il sentimento del tempo, Lei era certa di essere Selina ma questa certezza non la spingeva oltre i sogni del bimbo anche perché Lei non sapeva di vivere nei sogni del bimbo.

Viveva proprio come ognuno di noi respira: senza comando senza fatica senza potervisi opporre. Viveva e basta. D’altronde opporsi che senso avrebbe avuto?

Era nata correndo senza sosta e da quando aveva avuto memoria di sé correva e correndo sorrideva nei suoi occhi e senza saperlo negli occhi del bimbo che l’aveva chiamata, senza saperlo, perché non lo conosceva.

Per quanto fosse solo sua e per quanto l’avesse desiderata, il bimbo, non sapeva perché avesse chiamato proprio Selina e non avrebbe saputo nemmeno descriverla nei suoi sogni con quel minimo di particolari perché chiunque potesse comprendere. Ma chi avrebbe dovuto capire i sogni del bimbo? Chi avrebbe voluto rapire i sogni di un bimbo? Nessuno… Per cui non aveva alcuna importanza esattamente come le circostanze della sua nascita, esattamente come quasi tutto ciò che lo circondava e che lui amava o detestava nel suo semplice cuore di bimbo non aveva importanza, esattamente come ogni suo sogno.

Non che Selina per lui non avesse importanza, tutt’altro, era troppo importante almeno quanto ogni suo piccolo dolore, quanto ogni pur breve sogno, ma erano le circostanze a non rivestire alcuna importanza.

Nei sogni del bimbo Lei era bella e splendente per quanto il bimbo non dominasse ancora il significato della bellezza e non avrebbe potuto immaginarla diversamente.

Splendeva nei suoi sogni e correva, correva e splendeva lasciando le vestigia di un miracolo in ogni suo sorriso. Splendeva come una fiamma d’oro di luce lunare, splendeva d’una fiamma incorruttibile algida ed incapace di scaldare, bruciava indifferente come tutto ciò che è troppo grande e distante per poter scendere tra di noi.

Ma questo non era nei sogni del bimbo questo lo avrebbe visto chi si fosse messo in un angolo di nascosto ad osservare… Ma nessuno si sarebbe mai potuto mettere in quell’angolo. Per fortuna il bimbo era un bimbo e di molte cose non si preoccupava. Non si preoccupava del freddo emanato dalla sua bella creatura, non lo percepiva, a lui importava solo che Lei corresse splendida come l’aveva immaginata splendida e dolorosa come l’aveva immaginata poco importava anche se fosse stata fredda. 

Selina senza saperlo correva come sempre aveva corso rendendo inconsapevolmente felice un bimbo che non poteva correre senza di Lei.

Lui sì che nella sua inevitabile semplicità quasi inconsapevolmente ed intensamente amava Selina, il suo creato… Bruciava d’amore per Lei come fosse lo specchio del suo male, specchio nel quale il suo dolore si tramutava in tiepido sogno…

Ma questo l’avrebbe notato sempre solo chi si fosse potuto mettere in quell’angolo che per verità non dava spazio a nessuno.

Non avendo il dono dell’ubiquità oltre i propri sogni nemmeno il bimbo si sarebbe mai messo in quell’angolo.

La immaginava bionda e riccioluta, una luna bionda e riccioluta perché diversamente non avrebbe potuto immaginarla.

La vedeva correre come immersa in una fioca luce di primo mattino al buio apparente del mondo, luce che si confondeva con la fiamma aurea del suo gelido passaggio in modo che lo stesso sogno confondesse in un unico abbaglio indecifrabile quel maestoso incedere ferino. Come in un fotogramma sovraesposto disegnava il segno di un unico fulgore… 

E mentre i passi si facevano nella sua mente sempre più ritmici, come battuti ed accompagnati da marziali tamburi di gioia, lui soffriva pur felice come fosse riflesso poi annegato ed annientato per sempre in quel maledetto specchio dei suoi pensieri il proprio taciuto dolore. Quel maledetto specchio unica vera fonte di ristoro unico sogno per cui valesse la pena sognare anche da svegli. Unico sogno dal quale mai si sarebbe levato alcun cuore e tanto meno voluto risvegliare il cuore di un bimbo che non poteva correre.

Mentre urlava nel silenzio del suo muto pensiero inabissato in un gorgo infinito di sofferenza rideva rideva rideva mai una lacrima era caduta dagli occhi occupati solo dalla luce della sua Luna…

E Selina correva e sorrideva correva e sorrideva correva correva correva e sorrideva al battere sempre più presto dei passi della splendida creatura che era, riflessa negli occhi ingenui di un bambino che non poteva correre. Selina senza sapere correva… Ed ogni passo lo precipitava sempre più vicino ai suoi ineffabili pensieri come un disco guasto in eterna ripetizione.

Corre Selina nei miei pensieri di bimbo infermo corre una luce inestinguibile e fredda come ogni verità.

Sorgi Selina dalle macerie crepuscolari di un nuovo giorno, sorgi e salta oltre le montagne i mari gli oceani e i deserti, corri lungo le silenziose vallate di neve corri senza respiro corri nei riflessi ormai stanchi delle mie gambe fredde.

Corri per le mie gambe fredde.

Non valgono nemmeno mille parole per risvegliarmi da questa corsa non c’è modo perché tu possa parlare con il tuo creatore.

Il suo silenzio per la tua corsa, è il mio sogno Selina, non ci sono parole.

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zrapie